Questo articolo è stato pubblicato nel numero di Luglio di 2017 (pg. 28) della rivista “il Veses”, mensile rivolto agli abitanti della Valbelluna. Fa parte della rubrica “Ambientiamoci” curata da Michele Argenta ed Oscar Paganin, nata con l’obiettivo di rendere più vicino e comprensibile un problema complesso e globale come quello dei cambiamenti climatici.
Come emette l’energia? Riprendiamo dai uno dei temi più importanti dal punto di vista della quantità emissioni di CO2 in atmosfera. Quando parliamo di energia possiamo identificarla in tutto ciò che ci circonda: a casa, a lavoro, in auto, in strada e nello smartphone che teniamo in tasca. Non limitiamoci a pensare alla forma più raffinata dell’energia (l’energia elettrica), ma a tutte le sue forme, che sia termica chimica o luminosa.
Proprio in questo campo, negli ultimi anni si sta assistendo ad una vera e propria rivoluzione, passando dalle classiche fonti energetiche finora conosciute (gas metano, carbone e petrolio) alla produzione da fonti rinnovabili (solare, solare termico, eolico, geotermico e marino). Nonostante le ultime politiche americane che prevedono il ritorno al carbone da parte degli Stati Uniti, l’Europa sta agendo su politiche che mirano ad una transizione verso le rinnovabili nei prossimi anni (già ora, città come Copenaghen, Oslo, Monaco di Baviera e Francoforte, stanno adottando politiche che vedono il solo utilizzo di energie rinnovabili in tutti i settori dell’energia e dei trasporti), rispettando i patti di Parigi del 2015 (COP21).
In Italia come siamo messi? Lo scenario della produzione di energia elettrica in Italia ad oggi vede una percentuale del 68% di produzione nazionale da fonti classiche (combustibili fossili, su tutte il metano), mentre il restante da fonti rinnovabili (dove l’idroelettrico ha la percentuale maggiore del 16%). Siamo quindi uno tra i paesi europei in linea con gli obiettivi di Kyoto sulle rinnovabili, ma siamo comunque i penultimi sulle politiche di riduzione di CO2 (dove trasporti ed edilizia sono i settori che in Italia stanno rallentando la transizione verso le energie pulite). Purtroppo le politiche italiane degli ultimi anni hanno ridotto la corsa alle rinnovabili (e la disinformazione in merito hanno giocato un ruolo fondamentale nel referendum del 2016), spingendo verso la metanificazione della rete e penalizzando l’agevolazione a un mercato che agevolasse un mix energetico più variegato e libero.
E a Belluno? Se questo si può dire a livello nazionale, a livello provinciale l’utilizzo della biomassa (o legna) per il riscaldamento fa si che la nostra provincia sia sotto la media nazionale per il consumo dei combustibili fossili (per quanto riguarda il domestico, mentre per i trasporti la situazione resta drammatica), con un incremento esponenziale del fotovoltaico negli ultimi anni. Ciononostante, l’utilizzo della legna per il riscaldamento non resta il modo di riscaldare le casa meno inquinante: secondo uno studio del Ministero della Salute è responsabile del 99% delle emissioni di particolato, con effetti sulla nostra salute.
Se a livello nazionale siamo tra i primi della classe, sarebbe bene però confrontarci con i nostri vicini, come Austria e Germania, dove la produzione dell’energia elettrica viene fatta quasi interamente da rinnovabili (in 2019 paesi come Germania, Danimarca e Portogallo hanno spesso fatto registrare il record giornaliero di produzione dalle rinnovabili pari al 100%), dove si sono incentivate le cooperative di gestione dell’energia, spostando la gestione dell’energia (termica ed elettrica, anche incentivando la cogenerazione – produzione simultanea di calore ed elettricità) nelle mani gli utenti finali.
Cosa possiamo fare noi nel nostro piccolo? Abbiamo visto che la nostra provincia è a buon punto con la produzione di energie elettrica rinnovabile, ma c’è qualcosa che possiamo fare in aggiunta? La cosa più importante da tenere a mente è che prima di aumentare la capacità di produzione sarebbe bene diminuire la richiesta. Come enuncia anche il secondo principio della termodinamica, nulla si crea e nulla si distrugge, quindi pensare di rincorrere una crescita energetica illimitata con risorse limitate (la Terra) è assolutamente utopico. Questa è una delle azioni su cui noi singoli individui possiamo agire tramite azioni quotidiane (gli elettrodomestici in stand-by, i quali consumano circa l’11% del fabbisogno nazionale totale). Un altro passo importante è quello di investire nell’efficienza energetica domestica: 1 euro investito in energia e elettrodomestici più efficienti, fa risparmiare 2 euro in bolletta. L’utilizzo del solare termico resta un’ottima risorsa di risparmio nella produzione di acqua calda domestica e per il riscaldamento.
E cosa possiamo fare a livello comunale? Un altro passo molto importante sarebbe quello di aderire al “Patto dei sindaci”, un’iniziativa europea dove ogni singolo comune (hanno già aderito Pedavena e Sedico senza però aggiornare gli sviluppi di questi obiettivi) mira a ridurre le emissioni di CO2 di almeno il 40% entro il 2030 (tramite incentivi all’utilizzo di fonti pulite e la riduzione delle emissioni di industrie e singoli). Anche più semplicemente: iniziamo a leggere la bolletta del nostro comune e vediamo dove sono concentrati gli sprechi: una popolazione più consapevole è una popolazione più attenta al bene della comunità.
Photo by CEphoto, Uwe Aranas